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julho 29, 2004

Antonio Vivaldi, sonata "Cessate, omai cessate" [RV 684]

Largo e sciolto

Cessate, omai cessate,
rimembranze crudeli
d'un affetto tiranno?
Già barbare e spietate
mi cangiaste i contenti
in un immenso affanno.
Cessate, omai cessate,
di lacerarmi il petto,
di traffiggermi l'alma,
di toglier al mio cor riposo, e calma
Povero core afflitto, e abbandonato,
se ti toglie la pace un affetto tiranno,
perchè un volto spietato, un alma infida,
la sola crudeltà pasce ed annida.

Larghetto & Andante molto

Ah ch'infelice sempre
Me vuol Dorilla ingrata,
Ah sempre più spietata,
Mi stringe à lagrimar.

Per me non v'è ristoro
Per me non v'è più speme.
E il fier martoro e le mie pene
Solo la morte può consolar.

Andante

À voi dunque, ricorro orridi specchi,
taciturni orrori, solitari ritiri,
ed, ombre amiche, trà voi
porto il mio duolo,
perchè spero dà voi quella pietate,
che Dorilla inhumana non annida.
Vengo, spelonche amate,
vengo specchi graditi, affine meco involto
il mio tormento in voi resti sepolto.

Allegro

Nell'orrido albergo, ricetto di pene,
Potrò il mio tormento sfogare contento,
Potrò ad alta voce chiamare spietata
Dorilla l'ingrata, morire potrò.

Andrò d'Acheronte sù la nera sponda,
Tingendo quest'onda di sangue innocente
Gridando vendetta,
Ed ombra baccante vendetta farò.


na voz do contra-tenor Andreas Schöll as palavras ganham corporalidade.